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功夫

kung fu

Storia del termine kung fu

Un gesuita di Tolone, Joseph-Marie Amiot (1718-1793), che si visse a Beijing (Pechino) per circa quarantadue anni, s'interessò ai sistemi di cura e prevenzione delle malattie in uso durante l'Impero Qing. In un suo libro di memorie, descrisse l'Agopuntura, e parlò d'una ginnastica riabilitativa, che definì K'ung Fu, Esercizi Sublimi.
Il termine Kung Fu venne ripreso dalla stampa europea in occasione della Guerra dei Boxers, nel 1900. La parola, infatti, comparve in un articolo pubblicato sul quotidiano francese Le Figaro, ed era riferito alle arti marziali praticate dai membri d'una società segreta, l'Yihe Tuan (义和团), che, all'inizio del XX° secolo, s'oppose alla presenza, in Cina, delle Potenze imperialiste. Tra il 1960 ed il 1970, negli Stati Uniti d'America prima, ed in Europa poi, l'espressione Kung Fu venne usata per designare quella che è considerata la boxe cinese, che, proprio allora, cominciava ad apparire nelle pellicole cinematografiche.

Ideogramma

Se esaminiamo l'ideogramma, questo ci mostra che di tutti i significati che può assumere, nessuno indica in modo specifico l'arte marziale:

  • Duro lavoro
  • Uomo meritevole
  • Grande fatica
  • Uomo lavoratore
  • Volontà
  • Sudore
  • Sacrificio
  • Potente Uomo
Quindi prima che questa parola diventasse nota e conosciuta, fare del Kung Fu poteva significare, per una persona cinese, andare a lavorare nei campi; andare a lavorare in miniera; fare una qualsiasi attività che comportasse fatica. Nel termine Kung Fu non troviamo quindi un nome, ma un indicazione che ci serve per capire il modo di praticare l'arte marziale. Questo ci viene insegnato già dall'analisi dell'ideogramma il quale vuol dire che la pratica del Kung Fu è duro lavoro e non può essere imparata senza fatica e senza impegno.

Le Virtù

Le arti marziali, in particolare quelle cinesi, trovano il loro fondamento filosofico-spirituale nelle correnti di pensiero Taoiste, Buddhiste e Confuciane. Da ognuna di esse le arti marziali traggono gli aspetti più importanti della loro quotidianità, fino a creare un sistema di condotta che prevede:

  • la capacità di comprendere i processi e i mutamenti naturali.
  • la ricerca dell’essenza spirituale e del distacco dalla dimensione terrena.
  • la propensione all’autodisciplina.
Nel mondo delle arti marziali l'etica marziale è detta Wu De 武德 , letteralmente traducibile come le cinque virtù e fa riferimento all'insieme di regole etiche a cui deve sottostare il praticante di kung fu. Queste virtù regolano sia i rapporti all'interno della Scuola che il comportamento del praticante nella società e costituiscono una caratteristica per poter proseguire il proprio cammino nelle arti marziali tradizionali. Le 5 Virtù derivanti dal Confucianesimo sono:
  • Benevolenza, umanità, bontà (仁 - Ren)
  • Giustizia, rettitudine, equità (义 - Yi)
  • Ordine, regole di condotta (礼 - Li)
  • Saggezza, intelligenza, ingegno (智 - Zhi)
  • Verità, tener fede alla parola data, sincerità, coerenza (信 - Xin)

Le varie Scuole di Kung Fu hanno elaborato nel tempo il loro dettagliato codice di etica marziale. La Scuola di Shaolin (Siu Lam in cantonese), per esempio, ha stabilito i dieci comandamenti (少林十戒约 – Shaolin shi jie yue) per i suoi praticanti. I doveri sono di due tipi: legati alla mente (填情德, Tianqingde) o alle azioni (填情勋, Tianqinxun). I primi sono:
  • il rispetto (竦 - Song)
  • l’umiltà (谦卑 - Qianbei)
  • la rettitudine (義 - Yi)
  • la fiducia (孚 - Fu)
  • la lealtà, fede, devozione (忠 - Zhong)

I doveri delle azioni riguardano:
  • la volontà (要 - Yao)
  • la resistenza (耐力 - Naili).
  • la perseveranza (恒性 - Hengxing).
  • la pazienza (耐心 - Naixin).
  • il coraggio (勇 - Yong).
Imparare il kung fu permette la conoscenza degli insegnamenti etici, culturali e pratici, affinché ognuno di noi possa conoscere meglio se stesso e gli altri, diventando più forte interiormente ed esteriormente, migliorando la propria salute.